Lazio Contemporaneo
Route 313_ Arte in Sabina è un progetto artistico, finanziato dalla Regione LAZIO (Avviso pubblico Lazio Contemporaneo L.R. 29 nov. 2001 n.29 – D.G.R. 30 aprile 2020 n. 222), con il quale attualizzare, recuperare, valorizzare, promuovere e preservare il territorio della Sabina con un percorso di opere d’arte pubblica contemporanee. Il percorso artistico della Route 313, ovvero della strada statale ternana, coinvolge i comuni della provincia di Rieti toccati dalla statale che raccorda Passo Corese a Terni. Un itinerario panoramico che si staglia lungo una cresta con una parte del versante che sia affaccia sulla valle del Tevere, offrendo uno scorcio sul monte Soratte e dall’altra parte i Monti Sabini, della catena preappenninica.
Andrea Gandini e la rinascita di un culto
Bosco il Pago – Vacone (RI)
Il giovane artista Andrea Gandini messo a confronto con il mito della Dea Vacuna in un luogo che era considerato il Tempio Naturale dell’antichità divinità del Popolo dei Sabini.
Gandini, nonostante la sua giovane età si è distinto per gli interventi urbani di street art, durante scolpisce i tronchi degli alberi tagliati non solo nella Capitale Roma ma anche in tutta Italia. Le sue opere sono entrate a fare parte anche d’importanti collezioni, quali Villa Gloria a Roma.
Il bosco Pago a Vacone ha portato il giovane artista a confrontarsi con un progetto più ambizioso, promosso dal Centro Metaculturale di Forano, ideato da Riccardo Serena e Valentina Alfei e a cura di Carlotta Degl’Innocenti.
Andrea Gandini ha reciclato gli alberi di pino tagliati dal Comune in un intervento di bonifica per recuperare parte del bosco Pago, recentemente deturpato da uno sconfianamento di tagli boschivi. Ha realizzato una serie di sculture e installazioni ambientali permanenti per ridare dignità al luogo. In totale nove opere attraverso le quali ripercorre- con l’immaginario del XXI secolo- l’antico culto dell’antica Dea, ricreando con archetipi, la simbologia del mito, azzerando il concetto spazio-tempo, per rievocare i misteri iniziatici.
Giordano Boetti Raganelli, autore del testo critico, sottolinea come “il progetto di Gandini punta a ritagliare un quadrato spazio-temporale dove far convergere la mitologia contemporanea in un nuovo racconto. L’artista vuole correggere oppure modificare la corrente narrazione dell’idolo per scrivere la sua nuova mitologia”.
Il Pago è un bosco che emana magia, non solo per la straordinaria varietà di specie vegetali tanto da essere iscritto nel registro regionale SIC- Siti d’interesse comunitario. L’energia che scagiona conferisce un’atmosfera di magia antica che non può che risalire alla forza della Dea Vacuna, Madre di tutti, Dea della natura, della fertilità, ma anche del pensiero che si genera attraverso la contemplazione.
Venerata dai Sabini, Vacuna era la Figlia del dio Sabo. Definita dallo storico Plinio come “silenziosa, incorruttibile, intellegibile”, il culto di Vacuna, “la Tacita”, fu introdotto nell’impero romano dal re sabino Numa Pompilio. La stessa Dea Vacuna era la dea non solo dei boschi e delle acque ma anche dell’ozio e della contemplazione spirituale. L’otium era una dimensione importante per gli antichi Romani. “Soli fra tutti, sono gli ‘oziosi’ quelli che dedicano il tempo alla saggezza, solo essi vivono (Seneca, De brevitate vitae).
Quello che oggi viene tradotto in termini anglofoni con la parola “wellness”. La cura di sé e della propria saggezza, per cui si conciliava le letture, le meditazioni, il gusto per l’arte e la vita sociale. Non a caso si ritiene che l’impero romano abbia costruito la sua grandezza sull’otium non sul negotium, attività legata unicamente a una sopravvivenza individuale. La Sabina era il luogo nel quale i patrizi si dedicavano a questa attività di “otium”. Ancora oggi, questo luogo incantato preserva queste caratteristiche.
Il mistero del culto della Vacuna viene oggi fatto rinascere dal giovane artista romano che della natura ha fatto la sua arte, cercandola e ridonandole dignità, così come quegli alberi tagliati per le strade della Capitale. Il percorso è stato delineato nel rispetto del bosco e della sua vegetazione. Gandini sottolinea che di rispettare nelle sue lavorazioni, le leggi della fitomorfia. Nella sua opera richiama la vita di una pianta, dalla nascita alla sua morte, il suo DNA. Le opere sono volutamente realizzate in dimensioni contenute. “L’estetica è armonia devi adattarti alle regole”, sottolinea Gandini. Questo aspetto invita il visitatore a addentrarsi nella fitta vegetazione con rispetto dell’ambiente, ritrovando attraverso gli archetipi creati dall’artista, il mistero della Dea e i suoi segreti insegnamenti. Dalla morte alla rinascita, in un ciclo naturale, in un percorso alchemico.
“Si tratta di una ricostruzione creativa di vecchi templi, richiamo a quello che sopravvive in questo luogo; per questo si deve venire in questo bosco, al Pago”. Commenta Andrea Gandini.
Dopo il Pago, il giovane artista realizzerà una scultura nel Borgo di Casperia con la quale inaugurare la Route 313- Arte in Sabine, la nuova strada di opere d’arte contemporanee che si snoderanno nei Comuni della Provincia di Rieti che si affacciano sulla strada statale 313, ovvero la Ternana che collega Passo Corese a Terni.
TITOLO OPERE PERMANENTI, Bosco Pago, Vacone (RI)
- Andrea Gandini, Dea Vacuna, cm 160×45, 2021
- Andrea Gandini, Mano alchemica, cm 180, 2021
- Andrea Gandini, Il portale (porta alchemica), cm alt. 210X base 120x 120, 2021
- Andrea Gandini, Apprendimento, cm 170, 2021
- Andrea Gandini, Piramide, cm 250x200x200, 2021
- Andrea Gandini, Testimone, cm 150, 2021
- Andrea Gandini, Campanile, cm 250x120x120, 2021
- Andrea Gandini, Origine della creazione, cm 120 x70, 2021
- Andrea Gandini, Intreccio, cm 150 x 140, 2021